RiFuggio - OEW festival cinematografico
Ciao Jean ....
Già ascoltando la tua voce poco alta e tremante ho capito quanto tu abbia dovuto soffrire, ma anche ho visto nei tuoi occhi la gioia per l’aiuto che hai ottenuto. [...] Spero che la fortuna giri dalla tua parte e che Dio ti aiuti.
Sono contenta che sei venuto a trovarci, perché così sinceramente ho sconfitto qualche pregiudizio sui profughi; ora mi ritengo più comprensiva e più cauta ad esprimere giudizi.
Do che t’as fat tan de chilometri por rové chiló, speri che al ais paié la möia.
Ti ammiro per il tuo coraggio, non solo per essere scappato, ma anche per raccontare la tua esperienza a noi studenti.
Capisco che per i profughi non è per niente facile, però non sono neanche d’accordo che ne vengano accolti così tanti. […] Secondo me è meglio accoglierne pochi e dividerli per i paesi […]. Immagino che per te non è facile stare qui dato che ci sono tanti razzisti.
Iö á aldí tüa storia y i sun resté impressioné da döt le tru che te as fat por rové cina chiló […] Segn speri che te stas bun a Vintl y che te impares n püch de talian.
Spero che trovi nuovi amici o come dite voi nuovi “fratelli”. Mi è piaciuto molto che tra di voi vi chiamate fratelli, perché dà una sensazione di famiglia e felicità.
Devi però capire che per noi non è possibile accogliervi tutti. […]Anche lo stato italiano ha un grande debito e per lo più è molto corrotto, quindi diventa sempre più difficile accogliere voi profughi. […] Già che in Italia non ci sono posti di lavoro per gli italiani (anche quelli laureati), figuriamoci per migliaia di immigrati. […] Quindi Jean anche se si sa che si dovrebbe aiutare, bisogna capire che non sempre va.
La ragione è sempre la stessa; scappare dalla guerra. Che sia veramente lo scopo di tutto ciò? Io credo non per tutti, una stima ha dimostrato che solo 5 su 100 scappano effettivamente dalla guerra e povertà, e gli altri? Difficile giudicare e credere nella realtà dei fatti. Ma in te ci credo , nel senso delle tue parole mi è parso tanta sensibilità e paura.
La storia di Jean mi ha lasciata senza parole […] Spero di ricevere presto sue notizie, perché lui mi ha fatto capire che non a tutti la vita va per il meglio ed è giusto sapere quanto siamo fortunati.
Ho trovato la tua storia molto interessante ma anche molto triste. […] E’ brutto dirlo però noi spesso ce ne freghiamo un po’ perché noi pensiamo troppo a noi stessi, che stiamo bene.
Ognuno dovrebbe fare uno sforzo e provare ad accettare tutti per quello che sono. Jean grazie mille per il bel discorso che hai fatto, ci hai insegnato tante cose. Spero che con la tua storia riuscirai a trasmettere le tue emozioni anche agli altri proprio come hai fatto con noi.
Hai raccontato che sei partito con altre persone con un gommone, non avevi paura di morire quando eri in mezzo al mare e il motore si era rotto? […] Presto arriverà la neve così potrai imparare a sciare, sono sicura che ti divertiresti! Conoscevi la neve quando eri nel tuo paese d’origine? Spero davvero che troverai presto lavoro e che potrai vivere una vita felice.
[…] la tua storia mi ha molto colpita. Ero …..spaventata? Non saprei che cosa ho sentito precisamente in quel momento, però so che ero arrabbiata. Ero arrabbiata perché quei criminali ti hanno preso a pugni per la tua (nostra) religione.
Grazie a te da ora apprezzerò di più la mia vita con il pensiero che non a tutti va così bene come a me. Grazie di cuore Jean, con affetto.
Jean hai anche detto che l’Africa ti manca e che non te ne saresti andato via da lì se non fosse stato necessario. Ti ho creduto, perché nessuno lascia la propria patria se non deve.
All’inizio quando ti abbiamo visto per la prima volta, sono sicura che tutti abbiamo pensato “Oh, un immigrato”, lo ammetto, puro io mi sono un po’ spaventata. Però alla fine ci siamo resi conto di quanto gentile e simpatico sei. Mi dispiace molto dei nostri pregiudizi.
Però sentire alla tv dei milioni di profughi che sono in fuga e sentire una storia vera raccontata in prima persona è differente, si è più consapevoli della situazione attuale e si inizia veramente ad apprezzare quello che si ha.
Ti è anche stato chiesto che cosa ne pensassi dei pregiudizi che spesso si hanno sui migranti, ma tu non sapevi nemmeno che cosa la parola “pregiudizio” significasse. Questo mi ha fatto pensare molto e alla fine sono arrivato al punto che la parola “pregiudizio” è quasi una parola dei ricchi, degli europei e americani.
Ti ho visto come un ragazzo dolce e molto forte. Forte? Sì, proprio forte perché tu dici che noi siamo tutti gentili anche se spesso tendiamo a porre pregiudizi sul vostro conto. Io non riuscirei mai ad essere forte come te. […] Mi hai insegnato che i pregiudizi sbagliano la maggior parte delle volte e che la vita è una sfida che va affrontata a testa alta.
Spero che un giorno si possa parlare di un noi e non di un voi.